Associazionismo comunale e Covid-19: la Comunità Montana dell’Oltrepò Pavese

14 aprile 2020

Il Progetto ITALIAE ha avviato un focus tematico sull’emergenza Covid-19, ed in particolare su come l’associazionismo comunale sta rispondendo alla crisi in atto dal punto di vista della gestione dell’emergenza, dei servizi agli utenti e delle soluzioni organizzative. Il presente contributo è stato redatto a seguito di un’intervista a Giovanni Palli, Presidente della Comunità Montana dell’Oltrepò Pavese, che fa parte della Community del progetto.

1. L’emergenza Covid-19 sta mettendo a dura prova l’intero Paese, sia dal punto di vista sanitario, che dal punto di vista sociale ed economico. Com’è la situazione sul vostro territorio?
La Comunità Montana dell’Oltrepò Pavese si estende su un territorio composto da 18 Comuni nella zona collinare e montana della provincia di Pavia, al confine con Liguria, Emilia-Romagna e Piemonte, con una popolazione complessiva di circa 17.000 abitanti tale da delineare una parcellizzazione significativa dei nuclei abitati compresi tra 200 e 3.200 abitanti. Essa inoltre, con più del 35% della popolazione over 65, rientra tra le aree più fragili della Lombardia e complessivamente dell’intero Paese.
Ad oggi, dopo la prima fase di emergenza, possiamo dire che i casi di contagio accertati sono significativi solo su 2 dei 18 Comuni del nostro territorio, ma si registra una diffusa situazione di maggiore mortalità rispetto agli scorsi anni, che oltre ad impoverire ancora di più il patrimonio e la memoria storica dei nostri paesi necessiterà di una profonda riflessione ed analisi sulla diffusione e gli effetti del virus.
In questa prima fase, complessivamente, possiamo però ritenerci soddisfatti delle risposte dei cittadini e sulla macchina organizzativa attivata per la gestione dell’emergenza dalla nostra protezione civile che garantisce un servizio di assistenza h24 ai cittadini e di supporto alla popolazione fragile.
Un aspetto indispensabile, ma quantomai critico, è rappresentato dal lockdown che le disposizioni nazionali e regionali hanno definito con la chiusura di interi comparti produttivi, preminenti sul nostro territorio: si pensi al settore delle costruzioni, dell’artigianato, del turismo e del commercio al dettaglio non di natura alimentare. Questo lockdown, in un comparto produttivo già fragile, causerà un forte stop ad un percorso di rilancio che nell’ultimo biennio stava creando basi solide per un fermento turistico ed imprenditoriale promettente (con più di 15 start up in programma nel 2020). In questa seconda fase siamo già al lavoro, in modo associato con tutti i Comuni, per definire quantitativamente e qualitativamente i numeri di questa contrazione del comparto economico così da impostare politiche ed interventi per la ripartenza.

2. Quali sono le principali criticità che avete dovuto affrontare all’interno del vostro territorio e quale strategia ha messo in campo la Comunità per fronteggiare l’emergenza?
In un contesto di particolare fragilità come quello proprio delle aree montane ed in particolare di quelle lungo la dorsale appenninica (l’Alto Oltrepò Pavese è altresì denominato “Appennino Lombardo”), l’emergenza epidemiologica colpisce il nostro territorio e la nostra azione sotto almeno quattro aspetti.

  • La necessità di tutelare una tra le popolazioni più anziane d’Italia attivando così un coordinamento dei servizi essenziali, grazie a commercianti e reti di volontariato, in un ambito territoriale con una superficie complessiva territoriale di 477,74 Kmq e centinaia di frazioni;
  • Un rinnovato ruolo di centralità per il presidio ospedaliero di Varzi che ci ha imposto, fin da subito, un potenziamento dello stesso a supporto di poli ospedalieri Covid-19 garantendo supporto organizzativo alle aziende sanitarie e curando in modo particolare la comunicazione istituzionale in modo chiaro e trasparente;
  • La necessità di monitorare costantemente l’andamento dell’epidemia sul territorio evitando l’insorgere di focolai, con un focus quotidiano sulla situazione nelle residenze sanitarie assistenziali (R.S.A.), grazie ad una collaborazione efficace e costante con Regione Lombardia e le strutture sanitarie per l’attuazione ed il rispetto delle misure a tutela della salute pubblica;
  • Una contrazione drastica degli asset portanti, ancorché fragili, dell’economica locale come agricoltura, commercio e turismo che ci vede impegnati da un lato nel garantire un canale di comunicazione ed assistenza sempre aperto verso le imprese e dall’altro qualificare e quantificare le conseguenze socio-economiche per sviluppare politiche di rilancio future evitando cessazioni di imprese che andrebbero ad incrementare ulteriormente le fragilità del territorio;
  • Una repentina, e quantomai non programmata, transizione digitale e “a distanza” delle attività quotidiane in un’area con un digital divide tra i più consistenti del territorio nazionale.

La Comunità Montana, grazie ad una onda lunga sovracomunale avviata circa 8 anni fa, ha avuto l’opportunità di “rispolverare” il piano intercomunale di protezione civile redatto e coordinato dalla Comunità Montana per tutti i 18 Comuni dell’area. Tale base di partenza, che necessiterà di restyling, ci ha permesso di mettere subito in campo un modello di lavoro unitario per la gestione delle prime fasi di emergenza ed un supporto operativo, amministrativo e di comunicazione istituzionale sovracomunale. In virtù di una valutazione del contesto, ovvero popolazione fragile e necessità di attivare strumenti di comunicazione massivi, abbiamo sviluppato per tutto il territorio strumenti ibridi volti a rispondere alle diverse esigenze della popolazione e l’attuazione di misure nazionali e regionali emanante.
Infatti, agli strumenti tradizionali, come il coordinamento delle attività di assistenza e supporto al domicilio, abbiamo coniugato prime azioni di monitoraggio territoriale attraverso droni, strumenti di comunicazione istituzionale massiva come video e telefonate registrate in reti broadcast e, per ciò che attiene l’azione delle amministrazioni pubbliche, abbiamo creato in house una “stanza virtuale” autonoma, protetta e personalizzata a tutti i Comuni della Comunità Montana sia per le piccole le attività in smart-working di tutti i giorni sia per le sedute degli organi collegiali degli enti.

3. Quali sono le principali soluzioni che avete adottato per garantire i servizi alla persona e alle fasce più fragili? Avete adottato soluzioni innovative e sviluppato nuovi servizi?
La preoccupazione per la popolazione fragile e la necessità di garantire servizi essenziali e la continuità delle reti di distribuzioni è stata una delle primissime necessità ed evidenze. In questa direzione, scontrandoci con un divario digitale ed una estensione territoriale molto consistente, abbiamo attivato una rete capillare composta dal terzo settore, protezione civile, farmacie, medici di base e negozi di vicinato e che oggi viaggia a pieno regime. In questo senso abbiamo coniugato modalità tradizionali e pratiche di comunità, come la consegna a domicilio di beni alimentari, cibi caldi e farmaci, a piccole innovazione digitali e sociali come strumenti di ascolto ed assistenza sociale a distanza, prime azioni di telemedicina (che a regime ordinario faremo diventare strutturali) e strumenti di comunicazione istituzionale massiva come telefonate e video broadcast oltre, ma solo in una situazione sperimentale, l’utilizzo di un drone per comunicare messaggi e comunicazioni puntuali nelle frazioni più remote.
La risposta, soprattutto per ciò che attiene l’aspetto di comunità, nonostante l’emergenza ed il social distancing è stata davvero eccezionale e sarà importante, sotto nuove vesti, trovare forme strutturali di meccanismi emergenziali proprio in virtù di modalità di azione e di comunicazioni unitari e rodati.

4. Come avete organizzato il lavoro agile? C’erano condizioni di contesto che hanno favorito questa modalità di lavoro a distanza oppure siete partiti ex-novo? Quali criticità avete riscontrato nell’applicare lo smart working?
La transizione digitale obbligata per le pubbliche amministrazioni ci ha letteralmente travolto bruciando, almeno in parte, tutte le tappe strutturate che ci eravamo prefissati ad inizio anno. Non eravamo abituati, nelle nostre piccole realtà comunali, a lavorare “a distanza” su servizi fondamentali come l’ufficio tecnico e la contabilità. Proprio in questa direzione, per ottimizzare l’azione nella gestione di funzioni e servizi in una dimensione intercomunale, avevamo attivato una ricognizione dei sistemi informativi per arrivare, entro il 2021, ad un unico sistema informativo per tutti i Comuni gestito centralmente dalla Comunità Montana dell’Oltrepò Pavese. Al momento siamo riusciti a strutturare una macchina virtuale, che contenga tutti i software in dotazione dell’Ente Montano, dove ogni dipendente dal proprio computer può accedervi in remoto. Il medesimo sistema è stato attivato per la creazione di una stanza virtuale dedicata, autonoma e protetta, per la Comunità Montana ed i suoi comuni che permetta lo svolgimento delle sedute degli organi collegiali.
La situazione emergenziale e la necessità di individuare risposte tempestive per l’attuazione delle misure ci ha mostrato due criticità di fondo: una necessità dell’articolazione degli uffici più elastica e da rinnovare per garantire una maggiore inter-funzionalità delle risorse umane, anche in relazione alla sfida della gestione delle funzioni in chiave intercomunale (prevedendo figure più vicine a Project manager piuttosto che a strutture esclusivamente settoriali) e la necessità di realizzare quanto prima un progetto di transizione digitale sviluppato in house con competenze interne per sperimentare soluzione e garantire la massima flessibilità agli strumenti.

5. In che termini l’associazionismo intercomunale e la collaborazione tra Comuni ha rappresentato un valore aggiunto per fronteggiare la crisi in atto?
Essere una Comunità Montana, con una tradizione pluridecennale, che sviluppa progetti di sviluppo intercomunali e che da tempo ragiona su come delineare un sistema intercomunale permanente ci ha permesso di superare in poche ore il primo ostacolo del “come stiamo insieme” ed il secondo “organizzare la nostra azione unitaria” grazie a strumenti operativi già codificati, un supporto operativo efficace (protezione civile), amministrativo e di comunicazione istituzionale unitario per 18 Comuni. Solo grazie ad una cabina di regia sovracomunale, modalità operative codificate ed un supporto specialistico unitario per le attività amministrative legate all’emergenza e alla comunicazione istituzionale ci ha permesse di attivare misure e comunicare messaggi con una voce unitaria su un bacino pari a tutti i 18 Comuni dell’Alto Oltrepò.

6. Quali saranno le priorità su cui bisognerà intervenire sul piano dei servizi e della gestione organizzativa nel post-emergenza?
Moltissimi sono gli ambiti di lavoro che questa emergenza ci consegna per il futuro: dal potenziamento del sistema intercomunale della protezione civile ad una connessione ancora più stretta dalla riduzione del digital divide per spingere ancora l’utilizzo di strumenti “a distanza” come la telemedicina nei confronti della popolazione più fragile passando per il completamento di una gestione associata dei sistemi informativi di tutti i Comuni in capo alla Comunità Montana per rispondere ad un cambiamento epocale del lavoro delle pubbliche amministrazioni. Oltre tutto ciò, ad onor del vero, ci stiamo concentrato in chiave intercomunale a studiare fin dai primi giorni di ripresa servizi per le attività produttive e misure di supporto economico per azioni di “restart”. In questa prima fase, in chiave sovracomunale, stiamo analizzando gli effetti del lockdown grazie al supporto degli sportelli unici attività produttive e la camera di commercio e successivamente definiremo strumenti e politiche per le piccole e micro attività imprenditoriali che rappresentano una versa risorsa e strumento di coesione sociale per le nostre piccole realtà.

7. Quando l’emergenza sarà finita, e ci auguriamo tutti che questo momento arrivi presto, cosa avrete appreso, come Comunità, da questa esperienza?
È consapevolezza diffusa anche da parte degli altri amministratori dell’area come l’emergenza abbia reso infatti ancora più evidente che, in realtà come la nostra, la macchina amministrativa del singolo Comune da sola non basta per fronteggiare le molteplici e variegate difficoltà che sono emerse e stanno emergendo e le numerose sfide che ci attendono in futuro. Proprio in questa direzione la collaborazione istituzionale tra Comuni, Comunità Montana, Provincia di Pavia e Regione Lombardia, e le sue aziende sociosanitarie, sta rappresentando un valore aggiunto per la gestione delle diverse fasi di emergenze mantenendo così un canale sempre attivo tra enti locali ed amministrazioni regionali.
Inoltre, stiamo apprendendo, ogni giorno di più in questa emergenza, quanto sia fondamentale strutturare una comunicazione territoriale efficace, unitaria e trasparente che raggiunga tutti in modo rapido e puntuale, senza improvvisazioni di sorta, attraverso gli strumenti innovativi e massivi a nostra disposizione.

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