Case Study: l’Unione Reno Galliera

24 febbraio 2020

La linea di attività ‘Case Study’ raccoglie le esperienze realizzate dalle Unioni o altre tipologie di amministrazioni coinvolte nelle attività progettuali. Questa scheda illustra il caso dell’Unione Reno Galliera (Emilia-Romagna), che rientra nel novero delle Unioni che hanno aderito alla Community del Progetto.

Le informazioni presentate sono state raccolte a seguito di un’attività di analisi dei fabbisogni realizzata da ITALIAE come azione di supporto ai processi associativi in essere. Il presente contributo è stato realizzato con il supporto dei referenti dell’Unione, per l’occasione rappresentata da Nara Berti (direttore generale dell’Unione) e Anna Rita Albertini (Controllo di gestione dell’Unione).

Uno sguardo all’Unione

  • Nata nel 2008 (8 Comuni, circa 74 mila abitanti) dalla precedente esperienza dell’Associazione Intercomunale;
  • N. 212 risorse umane; N. 14 funzioni associate;
  • L’Unione ha uffici ‘centrali’ ma anche sportelli socio-educativi in tutti gli 8 Comuni per servizi alla persona; anche la Polizia Locale ha presidi nei Comuni;
  • Prospettive di sviluppo su tre fronti:
    1. programmazione e controllo delle attività conferite per efficientamento della gestione;
    2. miglioramento della governance con maggior coinvolgimento degli organi dei Comuni nella programmazione/gestione dei servizi in Unione;
    3. conferimento di nuovi servizi da parte dei Comuni.

Peculiarità del modello organizzativo

L’Unione è molto estesa ma nessun Comune ha una leadership naturale: questo aspetto li ha resi liberi da vincoli, ma ha portato delle importanti difficoltà nella riorganizzazione dei servizi. Sono state conferite molte funzioni: all’appello mancano solo la funzione tributi e le funzioni tecniche.
Per favorire tutto il processo di Unione è stato fondamentale trasferire i servizi staff e informatici. Il modello organizzativo è incentrato sulla gestione dei servizi: l’Unione non è un obbligo, la si fa per avere servizi migliori (o per rappresentare politicamente un territorio) con standard di qualità più alti. Questo dipende però da molte cose, tra cui la conformazione territoriale. Però bisogna tener conto che l’Unione rappresenta un centro di spesa, e che questa spesa è finanziata dai Comuni, con capacità di contribuzione diverse. Dare un livello standard di prestazione implica che alcuni Comuni se lo possono permettere, altri no. Come contribuiscono i singoli Comuni? Come si può impostare una perequazione? È stato sperimentato un modo per farlo, su singoli servizi, attraverso l’accantonamento di una parte dei contributi regionali, e la distribuzione ai Comuni più ‘fragili’ dal punto di vista finanziario. Occorre una sorta di solidarietà tra Comuni.

Prospettive di sviluppo e richieste

Sul fronte della valutazione dell’efficacia e dell’efficienza dei processi, è stato avviato il controllo di gestione per l’Unione (che ha circa metà dipendenti e metà bilancio, quindi ha senso farlo dal punto di vista dimensionale). Metodologicamente è molto complicato, ma questo sforzo è diventato utile anche per fare comunicazione. Occorre supporto metodologico per calcolo dati, classificazione centro di costo, strumenti. Ed esempio, l’Unione fatica a redigere il bilancio consolidato, in quanto non è ancora stata definita una precisa metodologia da seguire.
Sul tema della rappresentanza: l’Unione è un organo di secondo livello, e occorre dare rappresentanza agli organi di primo livello. I servizi sono associati ma occorre confrontarsi con tutti gli amministratori comunali, che rappresentano il raccordo con i cittadini/elettori dei Comuni. La Reno Galliera reputa interessante la soluzione trovata dalla Romagna Faentina, dove non solo il consiglio dell’Unione è coinvolto in determinate decisioni, ma anche quelli comunali.
Ad esempio, per quanto concerne l’urbanistica, il PUG (Piano Urbanistico Generale), definisce le linee di sviluppo del territorio e sarà approvato dal consiglio dell’Unione, previo parere obbligatorio ma non vincolante dei consigli comunali. Gli accordi operativi, che sono lo strumento di attuazione delle linee del PUG, sono invece istruiti (parere tecnico) dal responsabile dell’urbanistica dell’Unione, ma poi approvati dai consigli comunali. Partendo da questa esperienza, occorre ridisegnare un meccanismo in cui ci sia un ruolo per gli organi politici di primo livello. In questa ottica occorrerebbe anche un DUP (documento unico di programmazione) integrato e la piena attuazione del controllo di gestione: le linee strategiche dell’Unione dovrebbero essere condivise da tutti i consigli comunali, ma su questo tema sarà necessario predisporre delle linee guida di riferimento.

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