Case Study: l’Unione dei Comuni Bassa Reggiana

23 marzo 2020

ITALIAE racconta l'esperienza dell’Unione dei Comuni Bassa Reggiana (Emilia-Romagna), che rientra nel novero delle Unioni che hanno aderito alla Community del Progetto.

Le informazioni presentate sono state raccolte a seguito di un’attività di analisi dei fabbisogni realizzata da ITALIAE come azione di supporto ai processi associativi in essere. Il presente contributo è stato realizzato con il supporto dei referenti dell’Unione, per l’occasione rappresentata da Elena Gamberini, Direttore Generale, Alberto Prampolini, Responsabile Centrale unica di committenza e Giacomo Spatazza, Responsabile Ufficio unico tributi.

Uno sguardo all’Unione dei Comuni Bassa Reggiana

  • Nata nel 2009 (8 Comuni, 72 mila abitanti);
  • N. 16 funzioni trasferite all’Unione; n. 135 dipendenti + n. 220 dipendenti dell’Azienda Speciale Bassa Reggiana (ente strumentale per la gestione dei servizi all’infanzia 0-6 anni); € 20 milioni di bilancio parte corrente, previsione 2020 (€ 60 milioni in consolidato con i Comuni e Azienda speciale Bassa Reggiana); spesa pro-capite Unione con i Comuni e azienda speciale bassa reggiana € 838; spesa pro-capite su welfare locale distrettuale € 332;
  • Organizzazione: organizzazione che punti al potenziamento dell’accesso per il cittadino e l’impresa; equilibrio tra front office e back office; sviluppo della cultura organizzativa del digitale; sviluppo organizzativo in condivisione tra Comuni e Unione per il piano dei fabbisogni; controllo di gestione e valutazione delle gestioni associate;
  • Sviluppo: equilibrio nello sviluppo della parte gestionale e quella strategica; potenziamento delle progettazioni europee; laboratorio locale sulla ricostruzione della spesa del welfare distrettuale per una programmazione più efficace (in corso); sviluppo del marketing territoriale come leva di identità locale; formazione; cruscotto dati unionali per il rendiconto.

Peculiarità del modello organizzativo

Le peculiarità dell’Unione sono da ricercare in un progetto istituzionale e organizzativo congiunto, che ha tenuto sempre conto degli equilibri tra gli otto Comuni (tutti sopra la soglia dei 5000 abitanti). Il ritmo di trasferimento di circa 2 funzioni dai Comuni all’Unione ogni anno ha permesso di costruire un'organizzazione con gradualità, e di assestare progressivamente i risultati e gli indici di attività. Giunta al suo decennale l’Unione sta ora affrontando la redazione di nuove linee di mandato per i prossimi dieci anni e, contestualmente, la revisione della macrostruttura organizzativa.
La prima esigenza che ha l’Unione, e per la quale si aspetta un supporto dal Progetto, è la visibilità istituzionale: occorre motivare l’opinione pubblica sull’identità territoriale dell’Unione. L’unione è cresciuta molto da un punto di vista dell’amministrazione, ma è ancora poco percepita da cittadini e imprese.
L’Unione si è dotata di un servizio appalti e di una centrale unica di committenza che offre servizi anche a comuni esterni all’Unione, poiché l’efficienza cresce se aumenta il numero di Comuni. Lo strumento principale è un elenco fornitori completamente digitalizzato al servizio di molti Comuni, per facilitare le procedure di gara (trasparenza ed efficacia). Questa potrebbe essere considerata, nella prospettiva dell’Unione, una buona esperienza da poter diffondere, sebbene possa ancora essere potenziata (e per questo hanno bisogno di supporto) dal punto di vista informatico.

Prospettive di sviluppo e richieste

Le richieste partono dalle 4 dimensioni riportate nel progetto complesso dell’Unione (istituzionale, gestionale, risorse, territoriale).
L’Unione necessita di supporto metodologico per valutazione e rendiconto (essere più chiari tra gestioni singoli e associate, sdoganando il tema dei risparmi); tale supporto metodologico dovrebbe incentrarsi sull’individuazione di indicatori confrontabili delle gestioni associate. L’Unione sta già attivando un percorso di valutazione su tema del welfare.
Oltre ad aver bisogno di risorse, l’Unione necessita di supporto sul fronte tecnologico per quanto riguarda gestionali, cruscotti, programmi per la semplificazione.
Come anticipato, l’Unione necessita di un supporto per  la visibilità. Si potrebbero attivare progetti di comunicazione interna tra Comuni e Unione, e verso cittadini e imprese. Per quanto riguarda il networking con altre Unioni, nello spirito del Progetto, sono aperti alla partecipazione a reti di confronto: la Bassa Reggiana può mettere a disposizione il proprio know how, ma abbisogna di confronto su urbanistica, lavori pubblici, edilizia, attività produttive e commercio.
L’Unione manifesta l’esigenza di valorizzare il patrimonio pubblico, e più in generale il proprio territorio. Inoltre, sotto l’aspetto istituzionale occorre fare più informazione nei confronti degli amministratori per facilitare la ‘staffetta’ tra sindaci poiché se cade la collaborazione tra mandati cadono i servizi. Un altro driver per lo sviluppo è da ricercare nella formazione del personale dipendente sull’innovazione digitale: l’Agenda digitale locale può essere d’aiuto ma bisogna formare il personale.
L’Unione insiste sul fatto che la normativa sul codice degli appalti è ondivaga: a riguardo, se si considera adatta la dimensione ‘Unione’ per gestire questi processi, le Unioni potrebbero essere coinvolte nei tavoli in cui si decide delle stazioni appaltanti.
Nella prospettiva dell’Unione, mettere il servizio tributi in Unione significa conferire solo la gestione amministrativa (mentre la potestà impositiva e regolamentare, oltre che alla riscossione, permangono in capo ai singoli Comuni). L’Ufficio unico tributi si è posto l’intento di realizzare condivisioni di professionalità e uniformazione di regolamenti e interpretazioni normative, con l’obiettivo di supportare i Comuni (specialmente quelli piccoli) nel contrasto all’evasione fiscale. I risultati sono stati positivi: è stato quadruplicato il numero degli accertamenti e la riscossione in dei tributi non pagati.
Sempre sul fronte delle richieste, l’Unione manifesta il bisogno di un supporto per l’integrazione delle banche dati poiché la gestione degli uffici tributi comporta gestione di molteplicità di database difficili da integrare (e pertanto chiedono al Progetto strumenti per facilitare queste attività).

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