Case Study: l’Unione Valdera

2 maggio 2020

ITALIAE ha realizzato un'attività di analisi dei fabbisogni come azione di supporto ai processi associativi in essere. Di seguito il caso  dell’Unione Valdera (Toscana), che rientra nel novero delle Unioni che hanno aderito alla Community del Progetto. Il presente contributo è stato realizzato con il supporto dei referenti dell’Unione, per l’occasione rappresentata da Giovanni Forte, Dirigente con funzioni di coordinamento – Responsabile Transizione digitale.

Uno sguardo all’Unione

  • Nata nel 2008, ad oggi composta da 7 Comuni con un totale di 79.116 abitanti; alcuni Comuni provengono dall’esperienza delle associazioni intercomunali
  • N. 129 risorse di ruolo (oltre a n. 2 incarichi, n. 10 TD); N. 21 funzioni associate per tutti i Comuni aderenti, e N. 10 per un sottoinsieme
  • All'Unione sono stati attribuiti 4 ambiti (socio-educativi, ambiente e territorio, sviluppo economico e turistico, servizi tecnici e amministrazione generale) con geometrie e modelli organizzativi diversi
  • Modello a rete (back office centrale e sportelli a livello comunale)
  • Sviluppo: concentrazione delle competenze in un’unica organizzazione, che può all’occorrenza organizzarsi in più settori tematici
  • Criticità: la presenza di più organizzazioni/livelli settoriali impedisce il travaso di risorse da un settore all’altro

Peculiarità del modello organizzativo

L’Unione Valdera, nata nel 2008, si attestava alla nascita su un’idea molto interessante: avere la stessa dimensione territoriale di quella con cui la Regione aveva organizzato le zone socio-sanitarie. Si tratta di una dimensione che, sebbene sub-provinciale, è consistente (all’epoca, 130 mila abitanti e 15 Comuni). L’idea iniziale era quella di gestire proprio le politiche territoriali perché l’Unione rappresentava un bacino a cui la Regione delegava, o con cui comunque concertava, funzioni di carattere territoriale. L’obbligo associativo, tuttavia, ha intralciato il processo perché ha messo in moto i Comuni sotto i 5 mila abitanti. La realtà dell’Unione Valdera è composta da un Comune decisamente più grande, alcuni medi e 6 piccoli; questi hanno voluto accelerare il processo non potendo stare nei tempi di un processo più lungo di costruzione dell’organizzazione, nonché di gestione delle funzioni. Da qui, l’uscita prima di 4 Comuni, che hanno costruito un’altra unione di circa 17.000 abitanti. Dopo si è innescata anche una situazione di dissidio politico interno per cui l’Unione ha attualmente una strana forma, ossia ha un ‘vuoto’ al centro, perdendo il suo senso originario. Nonostante questo l’Unione Valdera si è sviluppata e gestisce in modo associato molte funzioni. Alcune le gestisce per tutti, e altre in forma di cooperazione rafforzata. Oggi l’Unione è in una fase nella quale deve capire come vuole riposizionarsi. Ciò, tuttavia, è molto influenzato dalle scelte dei tavoli di lavoro nazionali sul tema della governance perché se verranno costituite delle “province elettive” ciò cambierà completamente lo scenario. Se alle provincie dovessero essere attribuite funzioni (che quindi non saranno più affidate ai piccoli comuni), come ad esempio le CUC, ciò romperebbe completamente la sfera di azione dell’Unione. Tale passaggio sarebbe, a questo punto, un passo indietro: si tratterebbe, nel nostro caso, di andare a creare un ente intermedio, di natura elettiva, su un territorio che ha comunque quella dimensione di bacino territoriale omogeneo, all’interno del quale i cittadini si muovono quasi integralmente (circa 80%). In altre parole, un bacino in cui le persone, oggi, si riconoscono. Quello dell’Unione Valdera è un modello che non accentra tutto in un’unica struttura, bensì propende per un modello che ricalca quello dei distretti industriali, in cui si sta insieme pur rimanendo autonomi, si mettono in comune tutte le funzioni che ha senso mettere in comune. Ad esempio, l’Unione ha dovuto riposizionare in periferia le capacità decisionali (oltre gli sportelli di accesso ai servizi) per la forte resistenza dei sindaci a concentrare tutto in un'unica struttura, come invece, accade nell’Unione della Romagna Faentina.

Prospettive di sviluppo e richieste

In senso organizzativo sarebbe interessante capire il funzionamento di un modello in cui si è virtualmente uniti (come una holding con i suoi satelliti) ma al contempo autonomi. La questione che maggiormente interessa l’Unione è la valutazione dei processi associativi e delle funzioni associate, da effettuarsi in una logica di controllo di gestione comparato. Non dovrebbe trattarsi di una valutazione che riguardi solo aspetti interni all’Ente, ma deve essere un sistema che si integra con i Comuni. Nel caso dell’Unione Valdera, quando l’ultimo Comune è uscito dall’Unione, non c’è stata la possibilità di dimostrare ai rappresentanti di questo Comune, attraverso uno studio analitico, certificato, che di fatto l’Unione avesse portato dei vantaggi reali, in termini di efficienza ed efficacia. Una valutazione sull’operato dell’Unione non andrebbe fatta in una logica di stretta contabilità analitica (anche alla luce delle difficoltà nell’uniformare i diversi sistemi comunali), bensì seguendo un sistema che, ad esempio, riproduca il Balanced Scorecard (valutazione bilanciata), con un approccio multilivello e di carattere multidimensionale, inclusa la qualità e la soddisfazione degli stakeholder.

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